Cosa cambia con il nuovo regolamento dell’UE sul riuso degli imballaggi?
Con le nuove norme della Commissione ambiente dell’Ue sugli imballaggi ecosostenibili e non viene preferito il riuso al riciclo. Cosa cambia per il mercato e per le aziende italiane? Daremo davvero addio alla plastica monouso?
In Italia lo scorso anno è stato riciclato il 71,5% dei rifiuti. In pratica, 10 milioni e 400 mila imballaggi hanno avuto una seconda vita. E questo vuol dire che, al di là delle richieste europee, l’Italia, il suo, l’avrebbe già fatto se consideriamo gli obiettivi dell’agenda UE. Numeri e percentuali che fanno dire a Ignazio Capuano, presidente Conai: «Il nostro modello continua a fare scuola in Europa: è ormai appurato che l’Italia è uno degli stati in cui si ricicla di più e a costi inferiori, con un altissimo livello di trasparenza». Si spiegano così le dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, il quale ha sollevato la sua voce contro il prossimo, anche se ancora non definitivo, regolamento europeo che mira a stabilire requisiti per l’intero ciclo di vita degli imballaggi, dalla produzione alle fasi finali di smaltimento. La proposta si concentra in particolare sul riuso degli imballaggi e a oggi ha suscitato reazioni contrastanti in Italia, dove il settore del riciclo vanta già alti tassi di riutilizzo della plastica, come abbiamo appena visto.
I dettagli della proposta della Commissione Europea
Il nuovo regolamento prevede che gli imballaggi riutilizzabili rispettino determinati criteri, tra cui un numero minimo di utilizzi consentiti (ancora da concordare), la possibilità per i clienti di ristoranti e bar di utilizzare i propri contenitori per bevande e cibo d’asporto e quella di vietare l’uso di sostanze come i Pfas e il bisfenolo A negli imballaggi alimentari. Le associazioni di categoria hanno già mostrato preoccupazione, in particolare quelle del settore agricolo. Queste associazioni vedono penalizzato il comparto dell’ortofrutta a causa del divieto di utilizzo di confezioni monouso. Se effettivamente la norma dovesse passare anche il vaglio del Parlamento Europeo, non sarà più possibile utilizzare sacchetti
monouso per frutta e verdura con un peso inferiore a un 1kg. Nel frattempo la Coldiretti ha dichiarato che «in questo modo si rischia anche un effetto negativo sui consumi, dove i prodotti di quarta gamma, dalle insalate in busta alla frutta confezionata, sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani. Il pericolo è quello di ridurre il consumo di ortofrutta, già calato del 10% per la frutta e del 6% gli ortaggi nel primo semestre del 2023».
Le motivazioni della Commissione Europea
L’obiettivo della Commissione è quello di eliminare gli imballaggi inutili e allo stesso tempo rendere il packaging più facile da riutilizzare. Per limitare il consumo di plastica monouso, la strategia dell’UE punta infatti sulle famose 3 «R»: riuso, recupero e riciclo. Se sul riciclo l’Italia è già ben oltre i parametri stabiliti dall’Ue per il prossimo biennio, sul riutilizzo il nostro paese è decisamente più indietro. Da qui i timori del governo e delle associazioni di categoria. Come riporta Open: “l’obiettivo del nuovo PPWR è di ridurre gradualmente i rifiuti per gli imballaggi in plastica: 10% entro il 2030, 15% entro il 2035, 20% entro il 2040. Per raggiungere questi target, le misure previste dal regolamento sono diverse, a partire dalla stretta sulle confezioni monouso e dalla messa al bando degli imballaggi considerati evitabili a partire dal 1° gennaio 2028: buste dell’insalata, reti delle arance, cestini per i pomodori e non solo”.
Le critiche del governo italiano e delle associazioni di categoria
Molte le critiche mosse dal governo e dalle associazioni di categoria italiane al nuovo regolamento. Confindustria ha bocciato – come scrive Aquaro sul Corriere della Sera “quasi a priori” il regolamento europeo sugli imballaggi, definendolo ideologico e anti-economico per la perdita di posti di lavoro. Le stesse dure parole sono state pronunciate recentemente da Antonello Ciotti, presidente di Petcore Europe, l’associazione con sede a Bruxelles che rappresenta tutta la filiera del Pet, in una intervista rilasciata al Corriere: «Questo regolamento è fortemente penalizzante per l’Italia. E non ci sembra ci sia una chiara evidenza di un miglioramento della sostenibilità, quanto una sorta di traduzione in concreto del plastic free».”
In conclusione
Il dibattito sugli imballaggi è destinato a continuare nei prossimi mesi, con meno di un mese a disposizione per ottenere chiarezza su cosa dovrà
essere imballato, in che modo e quanto peso massimo sarà consentito. Queste decisioni influenzeranno non solo l’Italia ma anche l’intera Unione Europea, sottolineando l’importanza di trovare un equilibrio tra la protezione dell’ambiente con l’uso di imballaggi si ecosostenibili, ma anche riutilizzabili e il sostegno alle industrie locali.
Foto di Guillaume Périgois su Unsplash